Vladimir Nabokov

NABOKV-L post 0002486, Mon, 20 Oct 1997 17:28:51 -0700

Subject
CRITICS ON Schiff/Lyne LOLITA (fwd)
Date
Body
EDITOR's NOTE. NABOKV-L thanks our Italian correspondent Fiamma Folli
<fiammaf@tin.it> for the follow LO review and interview with Dmitri
Nabokov from the Italian press.
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---------- Forwarded message ----------



"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato,
anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi
sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo,
semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un
calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla
linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita".
Così ha inizio Lolita, il capolavoro di Vladimir Nabokov, e così inizia
l'omonimo film sceneggiato dal giornalista e critico Stephen Schiff e
diretto dal regista Adrian Lyne (Proposta Indecente, Attrazione Fatale,
Flashdance).

La storia scandalosa dell'amore proibito e fatale tra il raffinato e
brillante professore Humbert Humbert e la dodicenne Lolita era stata
portata sullo schermo nel lontano 1962 da Stanley Kubrick. Nessuno avrebbe
mai immaginato che ci sarebbe stato qualcuno tanto coraggioso da 'sfidare'
il maestro, proponendo una nuova versione del romanzo e invece... Adrian
Lyne ha accettato la sfida e con passione e grande abilità, aggiungeremmo
noi, ha riportato in vita Lolita ed il suo vetusto amante. Per impersonare
il professor Humbert, Lyne ha pensato subito all'attore premio Oscar Jeremy
Irons, particolarmente abile nel dar vita a personaggi oscuri e tormentati.
Più difficile è stato per il regista dare un volto a Lolita. Lyne ha
provinato più di 2.500 ragazze prima di trovare la ragazzina giusta. Ad
ottenere il ruolo è stata, l'allora quindicenne, Dominique Swain,
studentessa della Malibu High School, una ragazzina come tante ma con una
freschezza ed un fascino speciali, una 'ninfetta' con un qualcosa in più
come lo era la piccola Lolita di Nabokov. Ad affiancare Irons e la giovane
Dominique, il regista ha chiamato due apprezzati attori: Melanie Griffith e
Frank Langella, rispettivamente nei panni della madre di Lolita e
dell'amorale Clare Quilty, adescatore di ragazzine e pornografo. E' facendo
fede su un cast di tutto rispetto e sui consigli (preziosissimi) del figlio
di Nabokov, Dmitri, che Adrian Lyne ha costruito il 'suo' Lolita che
potremmo definire come una sorta di copia visiva del romanzo di Nabokov per
l'efficacia con cui traduce in immagini le parole dell'autore.
Contrariamente a Kubrick che aveva piegato la storia al suo gusto
narrativo, infatti Lyne si attiene scrupolosamente al testo, restituendone
sullo schermo lo spirito e la struttura narrativa. Pertanto risulta
impossibile fare un paragone tra le due versioni cinematografiche
dell'opera e tanto più valutarle facendo riferimento ad uno stesso canone,
poiché rispondono a scelte diverse. Potremmo dire che Nabokov ha ispirato
due film: uno, quello di Kubrick, che dall'originale parte ma coltiva altri
intenti, l'altro, quello di Lyne, che si sforza di restituire in immagini
la visione dell'autore. Per quel che ci riguarda consideriamo la Lolita di
Lyne un film diretto con passione e magnificamente interpretato. Come molti
film di produzione americana necessita, è vero, di qualche taglio,
specialmente nella parte finale, ma nel complesso possiamo dire che è un
buon prodotto.






Incontro con Dmitri Nabokov



Il sessantatreenne Dmitri Nabokov, figlio dell'autore del controverso
romanzo Lolita, è venuto a Roma per l'anteprima mondiale della nuova
versione cinematografica dell'opera a cura del regista Adrian Lyne. A
Nabokov abbiamo fatto alcune domande circa il nuovo Lolita e le polemiche
che ne hanno accompagnato l'uscita.

-Signor Nabokov, crede che la trasposizione fatta da Lyne sarebbe piaciuta
a suo padre?
"Penso proprio di sì. Mio padre infatti pur apprezzando la fattura del film
di Kubrick, se ne sentiva tradito. Credo quindi avrebbe apprezzato molto
l'opera di Lyne che al romanzo è più vicina nelle sfumature e nello
spirito".
-E a lei è piaciuto?
"Io l'ho trovato davvero ben fatto. In principio nutrivo qualche
perplessità sulla crudezza con cui Lyne rappresenta la scena dell'omicidio
di Quilty, ma poi, riflettendoci, ho trovato che la scena fosse
opportunatamente brutale".
-Con l'uscita del film si sono riaccese le polemiche sui contenuti
scandalosi di Lolita?
"Conosco queste storie da quando ero bambino. Ora si accusava mio padre di
incoraggiare col suo libro la pedofilia, ora di giustificarla. Pensavo che
i tempi fossero ormai maturi, ma l'ostruzionismo che l'America e
l'Inghilterra hanno mostrato nei confronti del film di Lyne, hanno
dimostrato che mi sbagliavo. Comunque, non mi stancherò mai di ripeterlo,
la tragica storia di Lolita e del professor Humbert non è la storia di un
pedofilo e della sua vittima, ma quella di un uomo che in preda ad un
ossessione amorosa, causata dalla perdita di un amore perduto, cede al
fascino della giovinezza. Mio padre era un profondo conoscitore delle
patologie dell'animo umano e uno scrittore, e Lolita non è altro che
l'applicazione di queste conoscenze ad un opera letteraria".
-In una recente intervista lei ha dichiarato che Lolita può essere visto
anche come un 'romanzo profondamente morale'...
"Le spiego subito il perché: Quilty, il vero pervertito del racconto,
finisce orrendamente e lo stesso Humbert paga per le sue colpe con un
tormento interiore che lentamente lo porta alla morte. Dunque giustizia è
fatta".

© 1997 reVision, Maria Stella Taccone